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Forum in Masseria 2024: Valerio D'Angelo, CEO di Fiven, tra i protagonisti del panel sull'occupazione

July 7, 2024

Domenica 7 luglio 2024

di Adolfo Pappalardo

MANDURIA (TARANTO). «Le aziende hanno a disposizione un milione e mezzo di posti di lavoro. Ma sono i lavoratori che non si trovano», è l'allarme che lancia il ministro Maria Elvira Calderone. E aggiunge: «Dobbiamo trovarne e non possiamo permetterci di avere 2 milioni di ragazzi che non studiano e non lavorano". La mancanza di personale per le imprese ha significato solo l'anno scorso una perdita di 44 miliardi di Pil», fa eco Andrea Prete, presidente di Unioncamere, sempre durante un panel sull'occupazione al «Forum in Masseria», la kermesse pugliese di Bruno Vespa.

Il Caso

Per il ministro del lavoro la vera emergenza è proprio questa: la mancanza di personale che mette in crisi le aziende e non riguarda solo quelle del comparto turistico. Non un fenomeno estivo ma ormai strutturale, insomma. «In questo momento abbiamo un incremento dei posti di lavoro a tempo indeterminato: vuol dire che le aziende stanno investendo. Non c'è un aumento dei contratti a tempo determinato, i numeri del ministero vanno letti con attenzione perché a volte si viene sconfessati anche leggendo i grafici. Non continuiamo - attacca - a demonizzare il contratto a termine perché è precario ma quando è utilizzato in modo improprio. Altrimenti togliamo un elemento importante che è la flessibilità».

Poi l'esponente di governo snocciola i numeri e gli aumenti dei posti di lavoro che riguardano soprattutto il Mezzogiorno. Che, specifica, cresce più del Centro e del Nord.
«l numeri ci dicono che in questo momento il lavoro cresce al Sud come dice l'Istat, con dati più bassi al Nord e al Centro, questo vuol dire che c'è una ripresa. Sono assolutamente in disaccordo sul fatto che non c'è lavoro: dobbiamo trovare invece i lavoratori, che è l'obiettivo più grosso in questo momento».

L'esodo dei giovani

Anche se continua la fuga dei giovani dal Sud verso le altre regioni: «Un fattore che, di per sé, non è negativo: è positivo invece che - aggiunge - ci siano possibilità di scambio. E un problema quando un giovane vuole lavorare in un determinato contesto e non ci riesce». E rilancia il modello Italia: «Non sono d'accordo sul fatto che i giovani vadano all'estero perché pagano meglio: bisognerebbe invece aiutarli a leggere e valutare un contratto di lavoro italiano perché si guarda a garanzie come ferie, permessi, congedi, assistenza, TFR e welfare aziendale.


Il livello della contrattazione collettiva italiana non è uguale in tutto il panorama dei paesi industrializzati nel mondo». Ma i numeri che snocciola la ministra parlano di un balzo, di una crescita vigorosa, proprio da Roma in giù. Anche se bisogna puntare sulla formazione e sugli scenari futuri. «Dobbiamo investire in tecnologia, competenza e capacità dei giovani di costruire nuove imprese e per questo nel Dl Coesione abbiamo previsto finanziamenti per la nuova impresa giovanile. Per il ministro, «è importante mettere in relazione i mondi della scuola e del lavoro» e an» che per questo punta alla creazione di «un osservatorio, per sapere quali lavoratori mi serviranno tra 5-10 anni, per capire dove va il lavoro, quale sarà il lavoro».

A margine, la Calderone, torna sul tema caporalato su cui non esclude un commissario ad hoc visto lo scenario: «La percentuale di irregolarità in agricoltura è di oltre il 60 per cento, non è solo lavoro nero ma ci sono una serie di irregolarità di varia natura, formali. amministrative, fino a casi di sfruttamento».

Gli imprenditori

Il tema, la mancanza di lavoratori, è uno scenario inedito nel Paese. Che potrebbe pesare anche sulla tenuta dei conti. «Dobbiamo saper utilizzare tutti gli strumenti anche per garantire la tenuta dei conti previdenziali e l'equilibrio delle condizioni di esercizio dei diritti delle persone che si occupano di salute, sanità, previdenza e assistenza sociale», puntualizza infatti la Calderone. Per ora, questa mancata copertura dei posti di lavoro ha creato già una perdita di Pil.


«Per anni abbiamo avuto un problema di forte disoccupazione, adesso le occupazioni sono aumentate, ma abbiamo mancanza di competenza e calo demografico. E questa mancanza di personale per le imprese ha significato l'anno scorso una perdita di 44 miliardi di Pil. Praticamente un'impresa su due trova in ritardo e con grande difficoltà i lavoratori che sta cercando», spiega Andrea Prete. presidente di Unioncamere.
«Sulle competenze - aggiunge - abbiamo un forte disallineamento tra percorsi formativi e quello che le imprese vogliono. Per questo noi come Unioncamere stiamo promuovendo la Its Academy, uno strumento molto efficace per formare i profili che le imprese vogliono».

Il problema è demografico: «Rispetto a 20 anni fa abbiamo 2,8 milioni di lavoratori under 35 in meno e 3,5 milioni di over 50 in più». Aggiunge Valerio D'Angelo, ceo di Fiven, azienda campana che si occupa di intelligenza artificiale: «Si stima che nel 2070 nel nostro Paese mancheranno all'appello 5 milioni di lavoratori, Se pensiamo che già oggi, con 23 milioni di lavoratori, in Italia ne mancano già 2 milioni, l'AI potrebbe essere una delle soluzioni per colmare questo divario».

Il focus

di Nando Santonaso

Il Sud che cresce più dell'Italia, come ormai è acclarato dopo gli ultimi dati Svimez e Istat, è anche l'area del Paese in cui le dinamiche occupazionali registrano peculiarità importanti. E con percentuali, tanto per cambiare, superiori alle medie nazionali.

Nel Mezzogiorno che crea più lavoro che nel resto d'Italia (+2,6% rispetto all'1,8% nel 2023), non aumentano solo gli occupati in edilizia o nei servizi, turismo in testa, che hanno trainato il positivo andamento economico degli ultimi mesi (e in realtà anche degli anni post Covid): a fare notizia è, ad esempio, il ritorno delle assunzioni nell'industria (+3,3% al Sud contro il +1,7% della media Italia), soprattutto manifatturiera: e la spinta che arriva dai cosiddetti servizi alla persona e servizi professionali (+4,6% rispetto a +3,2%), quelli che per competenza ed esperienza sono necessari a garantire accettabili livelli di produttività e affidabilità in vari settori, dalla medicina agli studi legali e commerciali per intenderci (parlare di consulenti è azzeccato ma limita l'insieme di queste opportunità).

Due dati che sembrano confermare da un lato il forte impatto del Part sul sistema delle imprese e degli enti locali, Comuni in testa (i lavori pubblici sono saliti nel 2023 del 16,8% al Sud contro il +7,2% del Centro-Nord, passando da 8,7 a 13 miliardi tra il 2022 e il 2023, +50,1% contro il +37.6% nel Centro-Nord).)

Ma dall'altro lato, possono segnare l'inizio di una narrazione diversa dei possibili, nuovi scenari dell'occupazione meridionale nella quale le attività legate a titoli di studio medio-alti, conseguiti sul territorio, stanno finalmente uscendo dalla periferia dell'occupazione. È sicuramente ancora presto per parlare di una vera e propria tendenza, di un nuovo paradigma della qualità dell'offerta del lavoro al Sud, né si può ignorare che pur essendo salito ad oltre il 47% il tasso di occupazione meridionale è ancora lontano dal 62,2% della media nazionale, per non dire del 70% di alcune regioni del Nord. Ma gli indizi in tal senso non mancano.

Le fasce d'età

Qualche mese fa, in un'analisi sulla nuova occupazione del Mezzogiorno, la Fondazione dei Consulenti del Lavoro ha spiegato ad esempio che «negli ultimi tre anni più della metà dei lavoratori neo assunti risiedono al Sud (262mila, il 55,3% del totale)», contribuendo dunque in prima persona al tasso di crescita dell'area, solo in parte misurato dal Pil.

C'entra e non poco la Decontribuzione Sud, appena prorogata fino a tutto il 2024 dal governo con l'ok della Commissione Ue, che ha stabilizzato i contratti e favorito nuove assunzioni. Ma è significativo, ricordano i Consulenti del Lavoro, che ad essere cresciute sono sia l'occupazione nella fascia 15-34 anni (+5,5%) sia, soprattutto, quella nello spettro 55-64 anni (+14,8%). «Una tendenza, quest'ultima, in linea ancora una volta con quanto avvenuto a livello nazionale: proprio i giovani e i lavoratori senior, nel periodo considerato, sono stati i più richiesti dal mercato».

Il Trend

«Non si tratta di un anno isola+ to - sottolinea Luca Bianchi, direttore della Svimez -: dal Covid in poi il Sud anche sotto il profilo occupazionale, si è allineato al Centro-Nord e questo è dovuto al fatto che c'è stata una risposta alla crisi diversa dalle precedenti, all'insegna di politiche espansive e non dell'austerity». Tutto questo dimostra, continua l'economista romano, che «il potenziale di crescita del Mezzogiorno può essere riattivato e che le politiche di investimento servono, soprattutto se gli interventi vengono collocati all'interno di una strategia nazionale o ancora meglio europea. E una logica opposta a quella dell'autonomia differenziata che indebolisce la capacita competitiva del Paese».

Le regioni

Naturalmente, la crescita dell'occupazione al Sud non è stata completamente omogenea in tutte le regioni. I dati migliori li registra la Sicilia per la quale «hanno influito dinamiche ancor più favorevoli che nel resto del Mezzogiorno delle opere pubbliche (+60.4%) e più in generale degli investimenti pubblici (+26%)» e dove anche l'industria «è cresciuta significativamente (+3,4%), arrestando una tendenza di medio periodo alla deindustrializzazione». Crescita sostenuta anche in Abruzzo, Molise
(+1,4%), Campania (1,3%) e Calabria (1,2%), mentre risulta più contenuto l'aumento del Pil in Basilicata (+0,9%) e Puglia (+0,7%), quest'ultima comunque al primo posto nell'analisi dei dati 2019-2023.

Le prospettive

Ma c'è un altro indicatore da tenere presente, ed è la qualità e la quantità della nuova occupazione prevista dalle imprese di cui il monitoraggio garantito dal sistema Excelsior Unioncamere costituisce un punto di riferimento affidabile e meticoloso. A giugno è stato proprio il Mezzogiorno a registrare tra le macroaree il saldo tendenziale più consistente (+4 mila su giugno 2023 e +19mila sul trimestre) nelle aspettative di assunzioni. La dinamica pos

itiva delle costruzioni e il commercio hanno tirato la volata ma rispetto al Centro-Nord non c'è stata la flessione del manifatturiero, anzi è accaduto il contrario come detto. Parliamo di previsioni di assunzioni e dunque andrà verificato se poi effettivamente domanda e offerta si sono incontrate o se invece ha prevalso la difficoltà di reperire certi profili da parte delle aziende.

Il dato però resta: al Sud gli spazi di nuova occupazione si ampliano a riprova di una tenuta complessiva del sistema economico che anche i dati più aggiornati dell'Abi, l'Associazione bancaria ita-liana, sulla qualità del credito concesso a imprese e famiglie documentano. Al 31 marzo scorso, i prestiti delle banche alle imprese consumatrici erano cresciuti dello 0,5% sull'analogo periodo del 2023 e dello 0,8% in Campania contro un calo dello 0,6% della media Italia.

Anche il dato relativo al totale dei depositi vede il Sud in positivo (+1%) e la Campania ancora meglio (+1,3%) rispetto alla stazionarietà della media Italia (-0,1%). La frenata dell'economia nazionale dei primi mesi dell'anno non ha certo risparmiato il Sud ma l'impatto è stato decisamente meno forte come emerge dai prestiti alle imprese: l'Italia registra
Un preoccupante -4,2%, il Sud si ferma a -2,2% e la Campania a-0,7%. E' la riprova che senza il Mezzogiorno il motore del Paese non può girare.

Fonte: Il Mattino

Vuoi rivivere il Forum in Masseria 2024? Guarda il panel "Le sfide del lavoro in Europa tra denatalità, intelligenza artificiale e concorrenza internazionale" in cui Valerio D'Angelo, CEO di Fiven, è intervenuto assieme a Marina Calderone, Ministro del Lavoro, Mariangela Marseglia, Country Manager di Amazon, e Andrea Prete, Presidente di Unioncamere.

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